La Storia
Dal libro "Vigo, Masi, Toss ai piedi di Castel Thun" - di Domenico Gobbi.

IL COMUNE DI TON  Toss, Vigo, Masi, Castelletto.

Ancora oggi non si può pensare al territorio del comune di Ton, senza che la fantasia non si raffiguri il maniero o dosso Belvesino, che dal secolo XIV si trasferirono i signori Thun dalla vicina torre della Visione, primo castello posseduto da quella famiglia . Semidistrutto dalle fiamme del 1528 e ricostruito negli anni successivi rimane la "monumentale fabbrica civile-militare, fra i più ben conservati del Trentino posto a dominio e quasi a custodia del passo sovrastante della Rocchetta e a tutela di tutta la Valle.
Questo nobilissimo e possente maniero crea un connubio tra arte e natura che rende piacevole l'habítat circostante reso ancor più avvincente nei mesi invernali dalla corona delle Maddalene. Non ci deve far meraviglia se lungo i secoli gli abitanti delle tre frazioni di questo comune, posti a solatio sul versante Sud-Est, erano legati con vincoli feudali ai signori Thun, che lungo i secoli hanno esercitato il loro potere di regolani maggiori non solo sul circondario di Ton ma pure su molte terre e monti dell'Anaunia.


Vigo di Ton nel 1925
Vigo di Ton nel 1925


I Tono, detti tedescamente Thun, per potenza e ricchezza sono la famiglia nobile più cospicua della valle di Non".
La storia dell'insediamento e la storia dell'habitat della piana di Ton sono strettamente dipendenti da Castel Thun che, lungo i secoli, pur subendo trasformazione architettoniche rimane ancor oggi il più bell'esemplare dei ventidue castelli, che già nel Seicento occupavano il territorio della valle di Non". Secondo la descrizione del Mariani fra i cinque più celebri castelli figurava in primo luogo castel Thun, castel Sporo, castel Valer, castel Mechel, castel Fondo, "fabbriche tutte assai forti et una più dell'altra cospicua e signorile". Da non dimenticare pure il castello di Altaguarda, nell'alta valle di Non, nei pressi di Bresimo, che doveva avere una non lieve importanza se Federico d'Austria concedeva ai Thun l'utilizzo del patibolo Singolare privilegio, che lascia aperte varie interpretazioni e nello stesso tempo dimostra la potenza del casato, il quale pure in questa appartata zona di influenza tirolese può ulteriormente dare motivo ad un approfondito studio delle realtà sociali della seconda metà del secolo XV.
L'ubicazione geografica scelta per l'insediamento di questa famiglia era senz'altro strategica cioè di difesa durante i secoli dell'alto medioevo. Ai giorni nostri essa testimonia la potenza di una famiglia comitale, che si impose durante i secoli nelle vicende dell'impero germanico; la prova è data dalla costante presenza di nobili feudatari in atti pubblici e privati; essi alcune volte imposero la loro volontà, dettarono leggi e favorirono consuetudini lungo i secoli.
La storiografia è costante nell'assegnare un punto di difesa già all'ingresso della valle di Non, nei pressi della Rocchetta. Sull'altura era costruito un maniero dal significativo toponimo "Visioni" che custodiva l'antico ponte della Rocchetta, menzionato documenti medievali anche come Ponte Alpino e fu abitato fino alle soglie del secolo XIII, come prima sede dei Thun. designato come: "castel Tono, perché a dire del Micheli è costruito nelle vicinanze di Vigo di Tono (Vicus Toni), alla confluenza dello Sporeggio con il Noce, poco sopra la Rocchetta che è ad esso di molto posteriore; è ancora menzionato come Castel di S. Margherita, perché la cappella del castello è dedicata alla santa, i cui ruderi sussistono tuttora ai piedi della sua torre rovinata". Il nome del castello è conservato nel piccolo agglomerato che riceve il toponimo di Castelletto, poco distante".
Questo senz'altro è forse uno degli habitat più antichi della pieve di Vigo, perché il castello di S. Margherita risale presumibilmente al secolo XI. E un'investitura del 1554 cosi espressamente menziona: "Castrum, sive dossum Toni, super quo cappella Sancte Margharitae extat, una cum rivulo acquae labentis per dicturn castrum Toni, nuncupatus Acqua calda usque da aquarn NUSSi". L'antica fortificazione della Rocchetta sarà abbattuta nel 1810. Nel 1860-64 al suo posto sorse un forte austriaco demolito nel 1929. Esso era posto a vigilanza della strada e si presume che l'arcata medievale poggi su resti di costruzione romana, che transita ai piedi fra il colle sul quale era fabbricato e la zona a est del medesimo, la sua tagliata sbarrava la strada per Fondo e quella poco più sotto, per Cles".
Dal 1259 in poi la sede di Castelletto si trasferisce a Belvesino, detto poi Tono o Thun, situato su un'altura a nord di Vigo di Ton. Si erge spazioso e solenne su un promontorio tra Vigo di Ton e Toss, dal significativo appellativo di Belvesino e cosil tramandato dalla documentazione fino al secolo XIV3.
La costruzione è imponente in sito quanto mai strategico, e ancora oggi desta la nostra ammirazione! 1l palazzo comitale a quattro torri angolari e cuspide gotica è protetto da un interessante, formidabile complesso sistema di difesa con torri, bastioni lunati, ponte levatoio, fossato, cammini di ronda, caditoie".
Per raggiungere la piana di Ton, in antico era senza dubbio più agevole percorrere la via della Rocchetta, anziché l'antica strada romana che proveniva dalla Valle dell'Adige da Cortaccia la quale, attraversando il monte della Predaia, passava nelle vicinanze dell' "Areopago di Vervò", ovvero della chiesa di San Martino, zona ricca, quant'altre mai di reperti archeologici di grande spessore, come ebbe a scrivere con felice intuizione alcuni anni or sono il prof. Luigi Menapace.
Pertanto era utilizzata la strada romana sulla riva sinistra del Nos, che "andava fino al ponte ora della Rocchetta, ritenuto da tutti romano così scriveva il Reich e qui si divideva: un ramo continuava a sinistra dell'acqua, senza passare il ponte e saliva ad imboccare il colle, sui cui si vede ancora la forma della chiesetta di santa Margherita, costruita, né più né meno che nella torre dell'antichissimo castello di Thun, nome dimenticato ora, ma conservato nelle case e nella posizione ivi appresso che dicono "al Castelletto" già dal 1300 in qua".
A ragione uno storico asserisce, che per la presenza di ben tre antichissime rocche presenti nella pieve di Tono "si afferra il significato di un così addensarsi di fortificazione considerando che nella zona passava un'antichissima strada, già dai romani ampiamente usata, che collegava il fianco sinistro della valle con il bacino dell'Adige attraverso i crinali della dorsale montagnosa che separa le due vallate".
Senza alcun dubbio l'influsso dei Celti-Galli prima e dei Romani poi, è presente in molte località della media e alta Valle di Non". Se questo vale generalizzato per ampie zone della regione, non mi sembra che per la piana di Ton sia da riportare una "modesta" presenza di romanità, seppur significativa. 
Piuttosto rilevante, invece, mi sembra notare una forte presenza di identità sacrale, raggiunta nell'alto medioevo con la dedicazione della cappella a san Giorgio, costruita nel nucleo portante dell'antico maniero dei Thun. Ciò conduce subito ad una deduzione e cioè che la sua devozione fosse incentivata dalla famiglia comitale dei Thun nella seconda metà del secolo XII, che si richiamava ad origini militari per la peculiarità del santo protettore.
Questa cappella, come si evince dagli atti visitali, ancora nel '700 era ritenuta "pubblica", (perché tutti potevano soddisfare al precetto festivo) tanto da essere mèta di pietà popolare recepita come seconda "stazione" penitenziale nel triduo delle rogazioni antecedenti la solennità dell'Ascensione61.
Accanto alla chiesa dal titolo di san Giorgio, è singolare la dedicazione di un'altra importante cappella in onore al santo longobardo Martino, pure questa costruita nelle immediate vicinanze del castello". Nella piana del Renassico si accamparono forse le truppe Longobarde e a ricordo del loro passaggio, non sempre tranquillo per le popolazioni del luogo, essi costruirono un piccolo sacello in onore del santo militare.
Il terzo castello, appunto è ricordato come castel San Pietro, a quota 864 m. s /m. Sorge in un ambiente molto aspro alle pendici occidentali della catena montagnosa che divide la Valle di Non dalla Val d'Adige. L'importanza di questo maniero è messa in rilievo da tutti gli storici: architettonicamente è un raro esempio di torre cilindrica; strategicamente era costruzione medievale che proteggeva un raccordo stradale che si staccava a Termeno e superando la cresta montagnosa arrivava a Vigo di Ton, passando ai suoi piedi. Ancora oggi la strada oggi un impervio sentiero che da Vigo di Ton risale sino al castello è detta, localmente, romana. 

Circoscrizione amministrativa della pieve di Vigo di Ton

Merita subito un chiarimento questa identità amministrativa territoriale che ha la sua connotazione giuridico amministrativa con il nome di pieve.
A mio parere, i confini civili e amministrativi del comune corrispondono ai confini dell'antica pieve thuniana, la cui formazione, fintanto che altra documentazione d'archivio non offrirà argomenti divergenti, va rapportata al periodo di maggior affermazione della famiglia dei Thun nel territorio "appartato" della valle del Rinascico, cioè nella prima metà del secolo XII.
Così come altre realtà della valle nulla vieta pensare che anche il castello della Visione e la famiglia comitale abbiano ricevuto il titolo dei Thun proprio dal luogo67. I confini di questa pieve medievale rimasero immutati lungo i secoli e furono descritti nella relazione inviata dal parroco di Vigo al vescovo diocesano in preparazione alla visita pastorale del 1776. La pieve di Vigo a mattina confina colli monti di Mezzo Tedesco e di Favogna; a mezzodì col torrente detto Nos, estendendosi sino a metà delli Ponti, uno della Rocchetta, l'altro detto il ponte di S. Cristoforo sotto la Rocchetta; verso sera parimente confina col detto torrente Nos; verso settentrione confina colla pieve di Torra, dividendosi ambe le pievi dall'acqua detta il Rinasseg.
L’interpretazione offerta dall'Inama, a proposito di vícus Toni o di vicus de Tono, trova le sue ragioni. Egli sostiene che pare Impossibile come il dosso di santa Margherita: castrum sive dossum, super quo S. Margareta extat (che nessuno mai vide) abbia potuto dare il nome a tutta la pieve". E continua: "Preferisco supporre che fosse detto da principio il centro più importante di popolazione di quest'angolo di Valle e che posta quivi la parrocchia fosse denominata da esso plebs o plebatus Toni e che poi il villaggio, perduto, col tempo, il nome suo speciale, fosse distinto dagli altri per antonomasia, col semplice nome di Vicus, l'odierno Vigo`. Mentre mi pare un po' fantasioso quanto ci viene proposto sempre dall'Inama, il quale vuol fare derivare Vigo dall'onomastico Antonius in quanto l'Autore suppone "che potrebbe benissimo non altro essere che la normale riduzione dialettale del nome Antoníuz, potendosi ben figurare che là esistesse dapprima un praedium, o domus o mansio Antonius seu Toni e che intorno ad esso si venisse poscia mano mano formando il piccolo villaggio, col medesimo nome". Più deciso a questo proposito è il pensiero dell'Ausserer: "per quanto riguarda il nome Thun o Tunnum. o Tonum, non è stata trovata ancora un'etimologia convincente". Diametralmente opposta, ma forse più convincente, la tesi di Paolo Orsi, che fa derivare il toponimo Ton, dalla voce gallica (celtica) dunon = castello, borgo o dal dossum Toni, come nota un recente studio, la piccola altura che si trova appena oltrepassata la Rocchetta, tedeschizzato in Thun(n).
Senza dubbio l'antichità del nome, viene ad indicarci un habitat, ovvero ambiente/ luogo di vita per le persone, trova la sua conferma con le scoperte archeologiche specialmente del secolo scorso.
Così a castel Thun, fu trovato un fermaglio di cintura con quattro uncini nella parte inferiore contornato di circoletti concentrici e di una pietra bianca nel mezzo'; a Vigo d'Anaunia, vennero rinvenuti una moneta romana della famiglia Cornelia; una fibia romana, pesi di cotto e vari frammenti di tegoloni di cui uno con l'impronta M.BAR.RA e un altro con bollo figulino LARRR ... N.N...; a Masi di Vigo, parecchie tombe romane, il cui corredo funebre andò disperso. Moltissimi tegoloni di tombe vennero scoperte negli anni 1906, 1908, 1914, alcuni con il timbro di fabbrica POSENOMA; ancora un'ascia ad alette di bronzo dei periodo di transizione del bronzo al ferro, ora presso il Ferdinandeum di Innsbruck. Altre tre località del nostro comune furono interessate dalla presenza romana.
Alla Rocchetta, nel preparare il piano per la costruzione del forte, ora in parte demolito, furono trovati nel 1860 alcuni manufatti in una fessura della rupe, fra il ponte di S. Cristoforo e quello della Rocchetta. Si tratta, con probabilità, di un stilo di bronzo utilizzato per la scrittura. L'anno successivo, nel 1861, venne trovato uno spillone di bronzo di grossa lamina con la testa desinente in due dischetti e con cruna, un idoletto arcaico di bronzo con le estremità superiori che finiscono in punta anziché in mani. mentre mancano affatto gli arti inferiori e scarsi sono gli accenni ad una fisionomia; un braccialetto di verga di bronzo a sezione ovale, una fibia a tenaglia con arco laminare, pure di bronzo.
A Santa Margherita (presso la Rocchetta) vennero trovate, alcune monete romane e frantumi di tombe ai piedi del colle, oggi disperse.

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